Tenture (pardeh) aux lions et a? l’arbre de vie re?alise?e sur l’ordre de Nasir …
Descrizione

Tenture (pardeh) aux lions et a? l’arbre de vie re?alise?e sur l’ordre de Nasir al-Din Shah Qajar

Hajji ʿAbd al-Wahhâb ibn Ḥâjî Mullâ Ahmad ibn Abû Tâlib Isfahânî; bottega di Hâjî Mullâ Ahmad ibn Hâjî Abû Tâlib, Iran, Isfahan, arte Qajar, 1880-1892 ca. Cotone stampato e dipinto (qalamkār), con decorazione centrale di un albero della vita, con fogliame e radici decorate con composizioni calligrafiche, affiancato da due leoni calligrafici, i bordi con motivi di piantine e ghirlande di fiori, boteh, nicchie polilobate che ospitano vasi e galloni punteggiati da steli fioriti, su tela o su fondi dipinti di rosso, giallo o blu. Il patrono Nasir al-Din Shah Qajar (r. 1848-1896) citato al centro, tra due vasi su fondo blu; i due riquadri nei pennacchi in basso riportano la firma di Hajji ʿAbd al-Wahhāb ibn Ḥājī Mullā Aḥmad ibn Abū Ṭālib Iṣfahānī ; un piccolo cartiglio polilobato in basso a destra indica la bottega di Ḥājī Mullā Aḥmad ibn Ḥājī Abū Ṭālib. 394 x 245 cm Alloggiata in una nicchia semicircolare, la decorazione principale è in gran parte lavorata a calamo. L'albero della vita che occupa il centro è affiancato da due composizioni calligrafiche a forma di leone, animale che in Iran partecipa a una doppia simbologia: politica, in quanto emblema del potere dinastico; religiosa, in quanto è anche il "Leone di Dio", associato a ʿAli, cugino e genero del profeta, il primo degli imam sciiti. Queste due composizioni speculari contengono i versi del Nad-i ʿAli; questa preghiera, molto comune sui leoni calligrafici, compare anche su molti manufatti del periodo Qajar (Ekhtiar, M., Parikh, R., Power and Piety: Islamic Talismans on the Battlefield. New York: The Metropolitan Museum of Art, 2016). I fiori sui rami e sulle radici dell'albero, anch'essi calligrammi, contengono la bismillah e i nomi degli Imam sciiti. L'iscrizione che incornicia i due vasi di fiori su sfondo blu cita il nome e i titoli del committente, Nasir al-Din Shah Qajar (r. 1848-96). Su entrambi i lati sono presenti indirizzi all'Imam Reza (convocato con il titolo di gharib "lo Straniero"), che riprendono i saluti iscritti negli angoli superiori dell'impiccagione (al-salām ʿalayk yā Imām Riḍā). Questo legame con l'ottavo dei dodici Imam sciiti è confermato dalla lettura di due delle quartine (rubāʿī) distribuite nei tre registri di cartigli calligrafici: una lo loda (secondo registro), l'altra gli dedica l'impiccagione (terzo registro). Il primo di questi poemi fu composto dallo stesso Nasir al-Din Shah. Appare, con alcune varianti, nella maggior parte delle edizioni del Divan-i kamil-i ash'ar-i Nasir al-Din Shah Qajar, nonché su una pagina calligrafata dal maestro Fath Allah Afshar (1872-73-1918) (conservata nel Museo Mahfouzi, Teheran). Il contesto della composizione di questi versetti, così come la loro destinazione, è dibattuto. Si ritiene che questa rubaʿi sia stata scritta durante uno dei pellegrinaggi di Nasir al-Din in Iran e in Iraq, in onore di un luogo sacro che avrebbe particolarmente stupito lo scià. Un'opinione è che il poema sia stato indirizzato all'Imam 'Ali e composto durante il primo viaggio del sovrano nella città santa di Najaf nel marzo 1862 (Ramadan 1287) (cfr. Hasan Gul-Muhammadi (a cura di), Divan-i kamil-i ash'ar-i Nasir al-Din Shah Qajar, Teheran: 'Elm, 1390, p. 129) - sebbene non vi sia alcuna fonte a sostegno, questa versione domina attualmente la ricezione del poema. Una seconda ipotesi è che sia stata composta nello stesso anno, ma durante la visita al santuario di Hussain a Karbala. Una terza ipotesi, che suscita i maggiori dubbi tra i commentatori, evoca Mashhad e il santuario dell'Imam Reza, che Nasir al-Din visitò due volte, nel giugno del 1867 (Safar 1284) e poi nell'agosto del 1883 (Shawwal 1300). La presenza di questo poema sulla nostra impiccagione, esplicitamente dedicato all'Imam Reza, rafforzerebbe quindi quest'ultima ipotesi. Un pardeh con una composizione e un'iconografia simile, datato 1885, si trova nella prestigiosa collezione di Parviz Tanavoli (Parviz Tanavoli and the Lions of Iran, 2017, p. 403). Oltre alla composizione e all'iconografia, i due qalamkar hanno in comune anche il fatto di essere opera dello stesso maestro, ʿAbd al-Wahhab ibn Hajji Mullah Aḥmad ibn Abu Talib Isfahani, e della stessa bottega, quella del padre di ʿAbd al-Wahhab, Hajji Mullah Ahmad ibn Abu Talib. Si conoscono altri due pardeh con decorazione simile ad albero della vita e leone. Entrambi sono tra i beni della Sadat Akhavi hussainiya di Teheran, che conserva ed espone una serie di qalamkar devozionali dell'epoca Qajar durante le cerimonie religiose. Questa hussainiya fu costruita all'inizio del XIX secolo, in una dependance della famiglia Sadat Akhavi, una famiglia che si diceva fosse molto vicina al governo. La fortissima somiglianza con altre qalamkar conservate dall'istituzione, che citano la bottega di Hajji ʿAbd al-Wahhab ibn Mullah Ahmad, ci permette di attribuire loro la stessa origine.

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