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Rembrandt Bugatti (Milano 1884 - Paris 1916) PETITE PANTHÈRE MARCHANT bronzo, cm 15,5x42x12.5 sulla base: firmato 'R. Bugatti', timbro della fonderia 'Cire Perdue A.A. Hébrard'   PETITE PANTHÈRE MARCHANT bronze, 15.5x42x12.5 cm on the basement: signed 'R. Bugatti', stamped 'Cire Perdue A.A. Hébrard'   Provenienza Galerie Alain Lesieutre, Paris Collezione privata   Bibliografia J.C. Des Cordes, V. Fromanger Des Cordes, Rembrandt Bugatti. Catalogue Raisonné, Paris 1987, p. 44 Bugatti, catalogo della mostra (The Cleveland Museum of Art, Cleveland, 18 luglio - 19 settembre 1999) a cura di H.H. Hawley, V. Fromanger Des Corder, M. Mishne, Cleveland 1999, p. 47 n. 48 E. Horswell, Rembrandt Bugatti une vie pour la sculpture, London 2004, p. 17 V. Fromanger, Rembrandt Bugatti sculpteur, répertoire monographique, Paris 2009, pp. 41, 263, n. 69 V. Fromanger, Rembrandt Bugatti sculpteur, répertoire monographique, Paris 2016, n. 120   Opera dichiarata di interesse storico artistico particolarmente importante dalla Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio, Varese il 28 febbraio 2013.   Figlio di Carlo, famoso produttore di mobili, e fratello di Ettore, rinomato costruttore di automobili, Rembrandt Bugatti è senza dubbio uno degli scultori animalisti italiani più noti nell’ambito del panorama artistico internazionale. Morto suicida a soli 32 anni, Bugatti, allievo di Paolo Troubetzkoy, fu un artista singolare, colto e, seppur mai identificatosi pienamente con l’avanguardia coeva, profondamente al passo con le problematiche artistiche e sintonizzato con le istanze estetiche e di gusto del suo tempo. La sua inclinazione verso le tematiche animaliste, pur derivata da riflessioni morali e sentimentali, si inserisce in un filone molto specialistico della scultura di inizio Novecento. Fondamentali per il suo percorso animalista furono i soggiorni giovanili a Parigi nel 1902, dove frequentò con costanza il Jardin des Plantes e, dal 1905, collaborò con il noto fonditore Hébrard per la realizzazione delle proprie opere in bronzo, e ad Anversa nel 1907, invitato della locale Società Reale di Zoologia, lavorando dal vero all’Antwerp Zoo. Bugatti fu esperto conoscitore di tutte le particolarità anatomiche della fauna rappresentata, prim’ancora che per uno scrupolo scientifico o veristico, per quei minuti e precisi dettagli che, a suo dire, segnavano l’intima natura dell’animale. All’interno del suo vasto repertorio figurativo, le belve feroci ricoprirono una posizione di particolare rilievo, figlia del profondo fascino che queste esercitarono su di lui. Testimonianza di quanto detto è la nostra pantera in bronzo a cera persa, colta nel pieno della sua marcia. Già in queste sue opere giovanili lo stile di Bugatti è inconfondibile, giocato sull’utilizzo di una linea disegnativa straordinariamente moderna e derivato dall’indagine attenta e minuziosa sull’anatomia del felino. Pur senza trascurare la raffinatezza e l’eleganza nell’esecuzione, le forme dell’animale, anche in formati piuttosto ridotti come questo in esame, a cui l’artista fu particolarmente avvezzo, sono modellate in maniera pastosa, ma rapida e a tratti abbozzata, nel tentativo di ricreare l’impressione di movimento del soggetto, ricreato secondo il suo naturale andamento cadenzato e a passo felpato. Oltre alla nostra scultura, recante numero di tiratura 4, allo stato attuale degli studi sono noti altri quattro esemplari dell’opera nello stesso formato ridotto – una delle quali è attualmente conservata nelle collezioni del Cleveland Museum of Art –, mentre è assai più nutrita la produzione di pantere in dimensioni maggiori, nella quale si iscrive anche il noto bozzetto in gesso conservato oggi al Musée d’Orsay di Parigi.   F. M.    

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