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Federico Zandomeneghi (Venezia 1841 - Paris 1917) DONNA IN CAMICIA (prima versione) pastelli su carta applicata su cartoncino, cm 48x33 firmato in basso a sinistra retro del supporto di compensato: timbro della Mondial Gallery di Milano e cartiglio con “65/3 […]”   WOMAN IN A SHIRT (first version) pastels on paper laid down on card, 48x33 cm signed lower left on the reverse of the plywood: stamp of the Mondial Gallery of Milan and label with “65 / 3 […]”   Provenienza Durand-Ruel, Parigi (fot. n. 2968) Angelo Sommaruga, Parigi Maria Caputo Sommaruga, Milano Gaetano Sperati, Milano Mondial Gallery, Milano, 1964 Collezione privata   Esposizioni Maestri dell’Ottocento italiano, Mondial Gallery, Milano, 1964 Federico Zandomeneghi. Mostra antologica, Palazzo Reale, Milano, 13 settembre - 30 ottobre 1988   Bibliografia Maestri dell’Ottocento italiano, catalogo della mostra (Mondial Gallery, Milano, 1964), Milano 1964, tav. 4 E. Piceni, Zandomeneghi. Catalogo ragionato dell’opera, Milano 1967, n. 225, tav. XXXVIII M. Monteverdi, Storia della pittura italiana dell’Ottocento, vol. II, Busto Arsizio 1975, tav. 820 Federico Zandomeneghi. Mostra antologica, supplemento al catalogo della mostra (Palazzo Reale, Milano, 13 settembre - 30 ottobre 1988), a cura di M.G. Piceni, Milano 1988, pp. 18-19, n. 5 E. Piceni, Zandomeneghi, catalogo generale dell’opera, seconda edizione a cura di R. Capitani, M.G. Piceni, Busto Arsizio 1991, n. 225, tav. XXXV Federico Zandomeneghi. Catalogo generale, Milano 2006, n. 613, p. 331   Nel numero di luglio del 1914 della rivista “Emporium”, un lungo articolo del critico d’arte Vittorio Pica ripercorreva la vita e l’attività artistica di Federico Zandomeneghi celebrato, per la prima volta in patria, con una sala personale alla Biennale di Venezia. Il pittore di origini veneziane, trasferitosi nella capitale francese nel 1874, anno della nascita dell’impressionismo, dopo il soggiorno di un lustro a Firenze, pensava di fermarsi a Parigi solo per breve tempo, invece non fece più ritorno in Italia, trovando oltralpe il successo e la stima che i suoi connazionali solo con l’esposizione del 1914 iniziarono a riconoscergli. Una realtà inconcepibile ai giorni nostri, visto che Zandomeneghi è sicuramente uno degli artisti più amati e apprezzati dal pubblico italiano, eppure un tempo egli era riuscito a suscitare ammirazione e simpatia solo all’estero, appoggiato dai suoi amici e colleghi impressionisti, in particolare Edgar Degas a cui certi suoi soggetti trovano delle assonanze. Tra le opere scelte a corredo dello scritto pubblicato su “Emporium”, c’è il pastello Donna accanto al caminetto (catalogo generale, 2006, n. 614), versione di poco successiva al nostro. Nell’opera oggi presentata, eseguita con un tratto più accennato ma molto ben leggibile e godibile su un supporto di dimensioni più contenute, i toni sono meno contrastati. I filamenti morbidi e le tinte tenui di una poltrona color carta da zucchero, che domina la scena, accolgono il corpo femminile coperto da una camicia da notte bianca. La donna ha gli occhi chiusi e si sta rilassando vicino al camino acceso. Le sue braccia sono poste dietro la testa, appoggiata a un cucino collocato sullo schienale della seduta. Le vezzose calzature da camera, che danno un tocco di femminilità all’ambiente, sono per terra, una giace rovesciata, l’altra ancora calzata sul piede, è in parte nascosta dal tessuto che orna la parte interiore della poltrona. L’intimità femminile, protetta dalle mura domestiche, ritratta dal vero, nell’istantaneità del movimento, con garbo e delicatezza, tra piacevoli equilibri cromatici, è uno dei temi meglio riusciti e spesso indagati dal pittore, sicuramente apprezzato dal mercato e dal celebre sostenitore degli impressionisti, Paul Durand–Ruel, il gallerista con cui Zandomeneghi collabora con esiti felici dagli anni ‘90 e a cui appartiene inizialmente il nostro pastello. Lo stesso pittore ricorda in una lettera a Diego Martelli del novembre 1894 la visita ricevuta in gennaio dal mercante francese al suo ritorno dall’America quando “venne spontaneamente a trovarmi e mi disse che dovevo lavorare molto, che i pittori di figura sono scarsi, che avrebbe pensato a pagarmi i modelli e a farmi riprendere un po’ di coraggio […]. Dunque mi misi a lavorare e Durand-Ruel avendo provveduto alla terribile pigione di un bello studio feci quadri disegni e pastelli in tal numero che non m’è possibile di ricordarmeli tutti” (Lettere dei macchiaioli, a cura di L. Vitali, Giulio Einaudi editore, Torino 1978, p. 301). <

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