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Francesco Hayez (Venezia 1791 - Milano 1882) BACIO TRA GIULIETTA E LA NUTRICE olio su carta applicata su tela, cm 30,5x46   JULIET KISSING HER NURSE oil on paper laid down on canvas, 30.5x46 cm   L'opera è corredata da parere scritto del Prof. Fernando Mazzocca.   Nel 1823, dopo il successo ottenuto tre anni prima alla mostra dell’Accademia di Brera di Milano con il Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri - riconosciuto quale manifesto della nuova pittura romantica -, successo rinnovato nel 1822 con la prima versione dei Vespri siciliani, il trentaduenne Francesco Hayez si trasferisce definitivamente nel capoluogo lombardo dove rimarrà per il resto della sua lunga e intensa vita. Quello è l’anno in cui l’artista veneziano presenta, sempre a Brera, due grandi dipinti di commissione, L’ultimo bacio e Gli sponsali ispirati al noto dramma shakespeariano di Giulietta e Romeo. L’ultimo bacio dato da Giulietta a Romeo (Tremezzo, Villa Carlotta), realizzato per il collezionista Giovanni Battista Sommariva, raffigura il momento in cui, giunta l’alba, Romeo si vede costretto ad accomiatarsi da Giulietta: "Addio, addio. Un bacio e poi scenderò" (atto III, scena V). L’anziana nutrice, ritratta sullo sfondo, è entrata nella stanza per avvertire Giulietta dell’arrivo imminente di sua madre. Il gesto intimo tra i due amanti è descritto in un ambiente sontuoso, ricostruito con fedele attenzione al gusto medievale, abiti preziosi coprono i corpi dei giovani. La straordinaria novità dell’opera in cui per la prima volta nella produzione hayeziana la mitologia classica cede il posto al racconto moderno degli amanti perduti, si trova, come saggiamente sottolineato dal critico Defendente Sacchi, nelle sembianze di Giulietta, non più raffigurata come una Venere né come donna antica: “è bella, ma bella dell’amor suo, dolce ti piove in core a riguardarla una vaghezza che ti annunzia essere l’ideale de’ suoi tempi” (D. Sacchi, Addio di Giulietta e Romeo di Hayez, in “Cosmorama pittorico”, 1837, a. III, n. 51, p. 407). In effetti, la figura della giovane sconfessa i canoni del bello ideale: “troppo muscolosa” la definisce Ludwig Schörn, temuto critico del giornale tedesco Kunst-Blatt, “Così intensa è la passione di Giulietta che la si immagina come una leggiadra vergine pudica. […] Quel bacio non è il tenero amore di una pura anima incantata, è voluttuoso. Anche Romeo sembra pensarla come noi, si mostra meno sensibile a questo favore, che spira troppa bramosia, e rimane freddo, mentre l’abbraccia. Per questo Romeo non le dà il bacio?” (da “Biblioteca Italiana”, 1824, a. XXXVI). In realtà, la mancata idealizzazione delle fattezze della modella effigiata è una scelta voluta dell’autore che descrive particolari di inconsueto naturalismo presenti anche in altre due versioni coeve al celebre quadro, una delle quali oggi presentata, raffiguranti il bacio di Giulietta alla sua nutrice. La giovane, ritratta in primo piano nella stessa posizione e con simile espressione dell’Ultimo bacio dato da Giulietta a Romeo, si avvicina alla balia, toccandole il mento e allungando le labbra in un gesto di affetto e di intimità verso la donna che l’ha nutrita e allevata con un bacio rimasto a metà, come quello scambiato con l’amato. Mentre con Romeo, Giulietta si abbandona all’emozione chiudendo gli occhi, con la nutrice li tiene leggermente aperti. La nostra versione è la prima idea del dipinto passato in asta da Finarte nel giugno 1989, un olio su tela di 49,5 x 61,5 cm (n. 69 del catalogo ragionato a cura di F. Mazzocca) maggiormente dettagliato negli abiti, in particolare nel vestito elaborato di Giulietta che mostra un motivo decorativo differente rispetto alla stoffa scelta per il quadro di Tremezzo. Nel nostro caso, una veduta fortemente ravvicinata delle donne, concentrata sul contatto fisico tra le due, l’artista lascia l’immagine non finita e si dedica in particolare alle cromie stese sapientemente degli incarnati, dei capelli scuri pettinati a boccoli della giovane che si confondono con lo sfondo e del tessuto spesso e coprente, di tonalità tra il bianco, il marrone chiaro e l’azzurro, con cui è celato parte del volto e il collo della nutrice. Da notare il tocco di femminilità nell’orecchino che pende dal lobo sinistro di Giulietta, dettaglio assente nel dipinto realizzato per Sommariva.   E. S.

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