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Silvestro Lega (Modigliana 1826 - Firenze 1895) PAESAGGIO DEL GABBRO olio su tavola, cm 35x26,5 firmato in basso a sinistra retro: cartiglio della Galleria d'Arte Internazionale di Milano   LANDSCAPE OF THE GABBRO oil on panel, 35x26.5 cm signed lower left on the reverse: label of the Galleria d'Arte Internazionale of Milan   Provenienza Galleria d'Arte Internazionale, Milano Collezione privata   Un’etichetta posta sul retro parquettato della tavola, appartenente alla Galleria d’Arte Internazionale di Milano, indica nel Gabbro, il luogo in cui è ambientata la scena raffigurata dal pittore macchiaiolo. Durante la cosiddetta stagione del Gabbro, cominciata nel 1886 grazie all’ospitalità di Adolfo Tommasi e dei cugini, giovani artisti toscani proprietari di una villa a Crespina, sui monti livornesi, Lega trova un rifugio sicuro nella villa di Poggio Piano dove soggiorna per lunghi periodi dipingendo numerose figure di donne, persone a volte ruvide e schive, grandi lavoratrici, con lunghi gonnelloni scuri e un fazzoletto rosso sul capo. Come ricorda Diego Martelli in un articolo apparso su “Il Corriere Italiano” il 26-27 novembre 1895, “le gabbrigiane sono una razza di donne fiere che esercitano il procacciatico tra il vicino piano di Cecina e la piazza di Livorno, portando in capo delle ceste enormi di mercanzia. Arse dal sole, disseccate dalla fatica, ardite per l’abitudine dell’ambiente nel quale si trovano, di bagarini e villani, esse hanno un sans-gene che molto collimava con i gusti e il carattere del nostro pittore”. In effetti, Lega, che usciva da un periodo molto doloroso segnato da lutti familiari e affettivi, mostra una passione per queste figure e coglie abilmente il carattere locale dei soggetti scelti in una mescolanza equilibrata con il paesaggio. Nel corso della sua intensa attività pittorica, Lega mostra sempre più attenzione e sensibilità verso la variabile atmosferica che caratterizza l’assetto compositivo delle sue opere. Ne abbiamo un esempio anche in questa tavola, dipinta en plein air, dove la luce naturale che illumina la facciata dell’edificio chiaro in cima alla salita ai cui piedi si estende l’orto, filtra con meno convinzione tra la vegetazione dove si trova la contadina, ritratta in piedi, vicino ai grandi vasi di terracotta. La sensazione che abbiamo della giovane, i cui tratti somatici rimangono illeggibili, è di una persona pensierosa, seria, ma solida, tenace. Nel nostro quadro, i tocchi rossi intensi dell’abbigliamento che ravvivano il tono verde cupo delle piante ricorda la vivacità scaturita dalla pennellata di quello stesso colore con cui Lega realizza la gonna de La padrona del podere, tavola del 1887 custodita alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Il copricapo rosso rimanda invece al suggestivo ritratto, sempre su tavola, di una Gabbrigiana, come indicato sul retro del supporto, realizzato nel 1888 e proveniente dalla raccolta Taragoni di Genova. Il volto della nostra contadina, tratteggiato con una pennellata sintetica, lo immaginiamo come quello della Gabbrigiana che ben incarna l’ideale femminile della bellezza del Gabbro: fierezza nell’aspetto, sicurezza nei gesti e intensità nello sguardo.   E.S.

milano, Italia